
La Villa dei Papiri, scoperta ad Ercolano intorno alla metà del Settecento ed in buona parte ancora inesplorata, è nota per il rinvenimento di una collezione di rotoli di papiro
Nel corso degli ultimi anni, un team di ricerca ha messo a punto una serie di tecniche che consentirà la completa decifrazione dei rotoli di Villa dei Papiri in maniera assolutamente non invasiva
Villa dei Papiri: le prime decifrazioni con la macchina del Piaggio
Villa dei Papiri, situata nei pressi dell’antica Ercolano, fu rinvenuta intorno alla metà del XVIII secolo. Per quanto non completamente dissotterrata, la lussuosa dimora, ritenuta di proprietà di Lucio Calpurnio Pisone, suocero di Giulio Cesare, restituì uno straordinario rinvenimento: una biblioteca composta da circa 1800 rotoli di papiro.
La sensazionale scoperta suscitò l’attenzione di molti studiosi dell’epoca, tra cui il sacerdote Antonio Piaggio, il quale realizzò un macchinario (oggi custodito al Museo Archeologico Nazionale di Napoli) per lo srotolamento dei papiri. Da quei pochi che furono aperti senza apportare danni, emersero testi che corrispondevano ad opere di filosofia, scritte principalmente in greco.

In particolare, furono identificati brani di Filodemo di Gadara, esponente dell’epicureismo, così come passi del De Bello Actiaco, ovvero un resoconto dell’ultima guerra civile della storia repubblicana di Roma, tra Marco Antonio ed Ottaviano Augusto. Tuttavia, per una serie di difficoltà tecniche e logistiche, l’opera di srotolamento di tutti i papiri, avviata con padre Antonio Piaggio, non fu poi proseguita.
Un’equipe internazionale per lo studio dei papiri di Ercolano
A partire dai primi anni del nuovo secolo, un’equipe di studiosi ha voluto riprendere l’ambizioso progetto sui testi di Villa dei Papiri, sfruttando, stavolta, le nuove tecnologie. Il team di lavoro, che sta continuando ad operare tuttora, è guidato da Vito Mocella, ricercatore dell’Istituto per la Microelettronica e i Microsistemi del Cnr di Napoli. Lo staff, inoltre, si avvale della preziosa collaborazione di Daniel Delattre, del Cnrs-Irht di Parigi; di Claudio Ferrero ed Emmanuel Brun, studiosi dell’Esfr di Grenoble, e di Brent Seales, Direttore del Digital Restoration Initiative dell’Università del Ketycky.
Il virtual unwrapping
La tecnica adottata dall’equipe internazionale è quella del “virtual unwrapping”, ossia lo srotolamento virtuale. Con l’ausilio di potenti scanner e di dispositivi ed algoritmi di Intelligenza Artificiale, si è potuta sperimentare con grande successo una metodologia di indagine non invasiva su reperti di raro pregio. Motivo di ispirazione, per tale scelta, è stato sicuramente l’esito positivo riscontrato nell’indagine sui papiri di EnGedi, avvenuta nel 2015: dal virtual unwrapping eseguito su 5 rotoli scoperti nel sito isrealiano sul Mar Morto, è venuta fuori un’edizione manoscritta del Levitico, uno dei libri della Bibbia.
Il segreto di tale tecnica consiste nel rilevamento di metalli nell’inchiostro usato per scrivere sugli antichi supporti. Nel caso ercolanese, la maggiore difficoltà è stata rappresentata dall’impiego preponderante di nerofumo, materiale di natura organica, e di minime percentuali di piombo. Tuttavia, combinando nello studio l’utilizzo di un acceleratore di particelle (il Diamond Light Source) e di un tomografo a raggi X, si sono potuti avere ottimi risultati. Lo scorso anno, ad esempio, alcuni frammenti hanno restituito una copia di un’opera di Seneca, dal titolo le Historiae ab initio bellorum civilium.
Una tecnica duttile ed universale
Il virtual unwrapping, sperimentato in maniera sorprendente a Villa dei Papiri, non solo porterà presto alla completa decifrazione dei testi ercolanesi ma potrà essere utilizzato, con i dovuti perfezionamenti, anche in qualsiasi altro caso di studio.